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Stipsi? SOS microbiota: ma come scegliere il probiotico giusto?

Sono molte le evidenze che confermano come la stitichezza sia causata anche da squilibri del microbiota intestinale.

Questa ipotesi si ricollega direttamente ai meccanismi che regolano la defecazione e che, in gran parte, sono proprio modulati dalla flora batterica. Dal suo stato di equilibrio (eubiosi) dipendono, infatti, non solo la motilità intestinale, ma anche il processo di trasformazione (metabolica) e di assorbimento degli alimenti, la produzione di una serie di sostanze necessarie per la nostra salute a tutti i livelli, a cominciare dal sistema immunitario.

Oltre ad un rimedio lassativo da individuare con l’aiuto di un medico o il consiglio competente di un farmacista e da accompagnare ad una serie di buone abitudini comportamentali, può essere dunque utile, in caso di stipsi, aiutare il microbiota con un integratore probiotico.

L’obiettivo è quello di ripristinare le specie protettive nell’intestino e permettere loro di colonizzarlo efficacemente, in modo da ristabilire il giusto equilibrio fra batteri buoni e batteri cattivi, potenzialmente patogeni.

Ma non sempre è semplice scegliere il probiotico giusto, perché i prodotti disponibili sono moltissimi, in forme differenti – capsule, gocce, polvere – e con componenti e caratteristiche molteplici, non sempre chiare da individuare.

Attenzione poi a non farsi confondere da nomi che possono essere simili, perché quello che conta è il contenuto, cioè la qualità degli “ingredienti” che lo compongono e la documentazione scientifica relativa a essi.

Quale probiotico scegliere

La regola di base è scegliere prodotti di cui si conosce con chiarezza la composizione, che forniscono batteri appartenenti alle principali specie protettive della flora batterica e che, soprattutto, sono oggetto di studi che ne documentano le proprietà dichiarate dal produttore.

Fra le caratteristiche più importanti:


1 – La qualità dei componenti, perché, come in tutti i presidi per la salute, ciò che conta sono la sicurezza e la qualità, che dipendono dall’affidabilità del produttore e si esprimono ad esempio nella ricerca fatta sui componenti del prodotto, o in particolari formulazioni o brevetti studiati per rendere un prodotto il più efficace possibile.

 

2 – Conoscere il nome del ceppo o dei ceppi batterici contenuti nel prodotto, perché non tutti i microrganismi sono in grado di arrivare vivi nell’intestino, di aderire alla parete intestinale e di colonizzarla, interagendo direttamente con il microbiota in modo da portare un reale beneficio.

 

3 – Documentazione sulla loro sopravvivenza nell’intestino e sulla capacità di colonizzazione nell’intestino, perché solo batteri vivi e resistenti al processo digestivo (quindi ai succhi gastrici e ai sali biliari) sono da considerarsi validi e in più devono avere dimostrato di potersi riprodurre nel tuo intestino.

 

4 – Possibile abbinamento con una fibra prebiotica: in questo modo si crea un simbiotico, unione fra prebiotico e probiotico che quindi non solo aiuta l’organismo con i batteri vivi contenuti nel prodotto ma forinisce anche il nutrimento e quindi l’energia che serve loro per riprodursi e colonizzare l’intestino.

Fra i molti prodotti esistenti per l’integrazione della flora batterica intestinale, la combinazione simbiotica fra il Bifidobacterium longum BB536 e la fibra naturale brevettata FOS Actilight offre la possibilità di unire fibre e probiotici. Inoltre la vitamina B6 supporta la normale funzione del sistema immunitario.

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