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Ecosistema intestinale, stipsi e probiotici

Numerosi scienziati, medici e ricercatori hanno studiato il funzionamento dell’intestino, organo complesso e affascinante, fino a elaborare l’ipotesi dell’esistenza di un vero e proprio “ecosistema intestinale” capace di condizionare il benessere di tutto l’organismo.

Questa teoria è stata espressa per la prima volta dal biologo ucraino Elie Metchnikoff, che nel 1908 vinse il Premio Nobel per la Medicina. Dopo di lui, la ricerca ha fatto moltissimi passi avanti nello studio dei disturbi intestinali, scoprendo che alcuni di essi sono associati a uno stato di squilibrio riguardante la composizione della cosiddetta flora batterica che popola l’intestino, modulandone numerose funzioni.

Lattobacilli e Bifidobatteri (microrganismi utili dalla forma bifida a Y) sono le specie più importanti che, con diverse specie e ceppi, contribuiscono a proteggere questo equilibrio e quindi il nostro stato di salute.

Ecosistema intestinale e nascita dei probiotici: un po’ di storia

Nel 1965 i veterinari Lilly e Stillwell introdussero il termine probiotici a indicare i microrganismi funzionali al mantenimento della salute intestinale. Si intende cioè etimologicamente “favorevoli alla vita”, ovvero in estrema sintesi al buon equilibrio delle colonie di batteri che si trovano nel nostro intestino.

Queste scoperte hanno aperto un capitolo importante nella ricerca sulla salute dell’intestino e dell’organismo in generale, portando a ipotizzare e sperimentare l’utilità di somministrare microrganismi probiotici.

Questi, si è scoperto, possono condizionare la composizione della flora batterica e riportarla in equilibrio, laddove questo equilibrio risulti alterato, ad esempio, a causa di cura antibiotica che può averne cambiato la composizione, oppure a seguito di un periodo di stress o ancora dopo un’influenza o altra situazione che abbia comportato una risposta immunitaria.

O anche, in alcuni casi e a certe condizioni, per aiutare l’intestino a ripristinare la propria regolarità in caso di stipsi. Vediamo meglio perché.

Microbiota: il popolo dei batteri

A metà degli anni ‘90, il biologo americano Jeffrey Gordon introduce il termine microbiota per indicare tutte le specie microbiche che abitano in un determinato ambiente.

Nel 2005 la svolta. Lo scienziato americano Seven Gill dimostra, per la prima volta, l’esistenza di un legame tra dieta, provenienza geografica, stile di vita e tipologia dei batteri che risiedono nell’intestino dell’uomo.

Questi sono una popolazione di circa 30-100 trilioni di cellule batteriche dotate di un patrimonio genetico superiore a quello presente nelle cellule di tutti gli altri organi messi insieme. Praticamente tutto il corpo umano infatti, a parte poche eccezioni come cervello e sistema circolatorio, è colonizzato dai batteri, che sono concentrati soprattutto nel tratto intestinale.

Questo popolo di microrganismi che colonizza l’intestino viene chiamato microbiota intestinale ed è composto da batteri, virus, protozoi, funghi e altri microrganismi unicellulari. Tutti insieme funzionano come una complessa macchina fisiologica al centro di moltissime funzioni dell’organismo, mantenendo un equilibrio specifico fra le diverse specie presenti, alcune protettive, Lattobacilli e Bifidobatteri, altre potenzialmente dannose ma in realtà presenti e necessarie in questa composizione (come ad esempio la Candida albicans).

Il microbiota intestinale è al centro in diverse funzioni fisiologiche: processi metabolici, nutrizionali e immunologici.

È localizzato nel colon per il 70% della sua totalità e svolge funzioni molto importanti per la nostra salute:


– aiuta a disgregare il cibo in prodotti assorbibili favorendo la digestione

– stimola il sistema immunitario

previene la crescita di batteri patogeni

– produce vitamine

– produce una grande varietà di composti biologicamente importanti (acidi grassi a catena corta e neuromodulatori).

 

Non ultimo, svolge un ruolo rilevante nella modulazione della funzione intestinale.

La carica dei 1000

Il numero di batteri presenti all’interno dell’intestino è quasi 10 volte quello delle cellule del corpo umano e il patrimonio genetico contenuto in queste “cellule ospiti” è 100 volte superiore a quello contenuto in tutte le cellule dell’organismo.

Nell’intestino umano, infatti, sono presenti fino a 1000 specie batteriche diverse che vivono una relazione simbiotica con il loro ospite, il nostro intestino.

Ognuno di noi ha un microbiota diverso determinato sia dal genotipo dell’ospite sia dalla colonizzazione che si verifica alla nascita per trasmissione diretta dalla mamma al bambino. Forse non tutti sanno, infatti, che alla nascita l’intestino è sterile e che si popola via via di microrganismi grazie al contatto con la mamma.

L’affascinante e complessa vicenda delle colonie batteriche che compongono il nostro microbiota ha dunque a che fare anche con il meccanismo escretorio, cioè la formazione ed espulsione regolare delle feci.

Una macchina biologica che regola anche i meccanismi escretori

Secondo recenti teorie, l’evacuazione sarebbe infatti il risultato di un vero e proprio “processo produttivo” a opera della flora batterica intestinale, che è stata giustamente definita come una sorta di “bioreattore” e che lavora, in simbiosi con il nostro organismo, con una principale finalità: espellere regolarmente i batteri in eccesso, attraverso le feci, per mantenere un equilibrio complessivo a favore di specie protettive e non patogene.

Nelle persone sane, che non soffrono di stitichezza cronica, la composizione del microbiota che riveste la mucosa dell’intestino resta stabile nel tempo. Nell’ecosistema intestinale sono prevalenti quattro tipi di batteri: Firmicutes, Bacteroidetes, Proteobacteria e Actinobacteria.

Studi recenti stanno indagando come cambiamenti nella composizione del microbiota intestinale possano giocare un ruolo cruciale nell’instaurare disturbi legati all’intestino e nel regolarne la funzione fisiologica, quindi anche la stitichezza cronica.

Sebbene non sia ancora del tutto chiarito come questi cambiamenti nella composizione influiscano sull’evacuazione e quindi non sia stato possibile stabilire un profilo univoco della flora batterica di persone con stipsi, è opinione condivisa che un’attività intestinale non regolare sia correlata ad uno stato di squilibrio del microbiota, o disbiosi.

L’importanza di una integrazione probiotica

Alla luce di queste recenti acquisizioni, diventa importante osservare la stitichezza da un punto di vista più ampio, considerando fra i fattori favorenti o concomitanti della stipsi anche la disbiosi intestinale e quindi fra gli obiettivi di trattamento anche quello di riequilibrare la flora batterica intestinale con una opportuna integrazione probiotica.

L’opzione che unisce una fibra brevettata prebiotica naturale con particolari proprietà, chiamata FOS Actilight, e il probiotico Bifidobacterium longum BB536, fra i più studiati per le sue capacità di ripristino dell’equilibrio del microbiota, può rappresentare un valido aiuto per agire sulle condizioni generali dell’ecosistema intestinale, con aggiunta di vitamina B6, per supportare la normale funzione del sistema immunitario. Per saperne di più, clicca qui.

Il probiotico può essere, dunque, un aiuto a chi soffre di stipsi legata a una disbiosi , con possibili benefici che riguardano tutto il microbiota e quindi il suo corretto funzionamento che investe tutta la nostra salute.

A questo si aggiunge per chi soffre di stitichezza anche la necessità di affrontate il sintomo della costipazione, per liberare l’intestino in caso di difficoltà ad andare in bagno, aiutandosi con i molti rimedi disponibili, a cominciare dal possibile impiego di un lassativo, da scegliere secondo i requisiti più adatti a ciascuno di noi, magari chiedendo consiglio al tuo farmacista di fiducia o al tuo medico.

Bibliografia

Microbiota e stipsi

– Chen S et al. – J Neurogastroenterol Motil. 2019 Jan; 25(1): 148–158. – Ohkusa 2019_Gut Microbiota and Chronic Constipation, Front. Med., 12 February 2019 – Lai Wei et al., Gut microbiota dysbiosis in functional gastrointestinal disorders: Underpinning the symptoms and pathophysiology, JGH Open: An open access journal of gastroenterology and hepatology 5 (2021) 976–987 – Shengsheng Zhang, Ruixin Wang, Danyan Li, Luqing Zhao, Lixin Zhu, Gastroenterology Report – Published: 06 August 2021

Microbiota e motilità intestinale

– 2017 / Hailong Cao et al., Dysbiosis contributes to chronic constipation development via regulation of serotonin transporter in the intestine, www.nature.com/scientificreports/ – Obata 2020, Neuronal programming by microbiota regulates intestinal physiology https://microbioma.it/gastroenterologia/peristalsi-a-regolare-il-movimento-del-colon-e-il-microbiota-intestinale/

ON-2021-012