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27/02/2024
È stata creata da dottor Kenneth Heaton alla fine degli anni Novanta e ancora oggi può essere uno strumento diagnostico utile.
Classifica le feci in base a forma e consistenza, suddividendole in 3 gruppi:
Ma cosa ci dice la consistenza delle feci sullo stato di salute dell’intestino?
Prima di tutto ci consente di capire quanto tempo le feci sono rimaste nell’intestino e di misurare l’efficacia di un certo trattamento, ad esempio probiotico, sulla consistenza delle feci.
Vediamo insieme la classificazione e cosa significa.
1: Grumi duri e distinti tra loro, con forma di noci o nocciole (difficili da espellere)
2: Grumi agglomerati tra loro, con l’aspetto di una salsiccia
Siamo nell’area della stitichezza: le feci sono dure secche, formano una sorta di tappo difficile da smuovere ed espellere. Questo significa che sono rimaste all’interno dell’intestino troppo a lungo, con un transito lento, e che l’intestino le ha disidratate assorbendo tutto il contenuto di acqua.
I possibili rimedi sono quelli tipici della stitichezza:
3: A forma di salsiccia, con eventuali crepe in superficie
4: A forma di salsiccia o serpente, liscia e morbida; viene espulsa con facilità, lasciano una sensazione di svuotamento intestinale completo
5: Frammenti morbidi e separati tra loro, con margini ben definiti (facile da espellere)
Sono espressione di un intestino che lavora bene.
Dove probabilmente il microbiota intestinale è sano e quindi la motilità è ben regolata, le feci sono rese giustamente morbide e ben formate grazie al lavoro dei batteri protettivi che contribuiscono a formarle grazie al processo di fermentazione degli alimenti.
Tipo 6: Pezzi informi o a fiocchi separati, con bordi irregolari; di consistenza pastosa e frastagliata.
Tipo 7: Feci acquose e liquide, prive di parti solide.
Qui parliamo di un transito troppo rapido all’interno dell’intestino e di un intestino che non è in grado di assorbire l’acqua. Le ragioni di questa conformazione diarroica sono le più varie e richiedono l’impiego di farmaci appositi.
Senza dimenticare che la diarrea è un altro segnale di squilibrio del microbiota e che dunque una integrazione probiotica mirata può aiutare a ristabilire la composizione della flora batterica e quindi migliorare la funzionalità dell’intestino.
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