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27/02/2024
Gli acidi grassi a catena corta sono sostanze prodotte dai batteri del microbiota in condizioni di equilibrio.
Sono fra i principali protagonisti di questo vero e proprio laboratorio chimico in cui avvengono continuamente processi chimici, neurochimici, energetici e metabolici fondamentali per la nostra salute.
Si chiamano acetato, propionato, butirrato e conoscere le funzioni ci fa capire ancora meglio quanto sia importante preservare l’equilibrio della flora batterica, a beneficio di tutto l’organismo.
Gli acidi grassi a catena corta vengono prodotti solo da alcune specie di batteri del microbiota, fra cui principalmente i Bifidobatteri, e sono il risultato del loro processo di “metabolizzazione”, ovvero demolizione chimica delle fibre che arrivano nell’intestino crasso ancora non digerite.
In minima parte butirrato, propionato e acetato sono anche il risultato della fermentazione di proteine, anche se essa porta anche a generare sostanze tossiche, fra cui l’ammoniaca.
Introdurre almeno 25-30 g di fibre al giorno serve dunque ad alimentare i batteri buoni e a far produrre loro queste molecole che vengono prodotte in funzione del tempo di transito fecale e della quantità di fibre presenti nell’intestino e rappresentano la principale fonte di energia delle cellule di tutto l’organismo.
Gli acidi grassi a catena corta hanno la funzione di mantenere integra e funzionante la barriera intestinale e di attivare in questo modo il meccanismo di regolazione dell’infiammazione, riducendola.
Sono, inoltre, in grado di dialogare con il sistema immunitario situato nell’intestino e con il sistema nervoso enterico, poi collegato con il cervello, attraverso una serie di segnali chimici e neurochimici.
Interagendo con vari tipi di cellule, butirrato, propionato e acetato:
Un aspetto particolarmente rilevante per chi soffre di stitichezza riguarda la consistenza delle feci. Uno studio recente condotto su animali, ha verificato che gli acidi grassi a catena corta somministrati per infusione hanno accelerato il transito delle feci nell’intestino e anche influito sulla consistenza delle feci rendendole più tenere.
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Molti studi sono stati condotti sugli acidi grassi a catena corta e hanno portato conferme molto importanti sul loro ruolo, e su quello dei batteri che li producono, fra cui i Bifidobatteri, in una serie di malattie anche gravi.
Ad esempio, parliamo dell’influenza del microbiota intestinale nelle malattie neurologiche degenerative. Gli acidi grassi a catena corta agiscono contro l’aggregazione delle tossine che aggrediscono i neuroni e causano le disfunzioni cognitive nella malattia di Alzheimer.
Dal punto di vista delle malattie metaboliche, recenti studi dimostrano che un maggior apporto di fibra alimentare può ridurre il rischio di ammalarsi di diabete, forse perché modifica la composizione del microbiota e induce una maggiore produzione di acidi grassi a catena corta.
Non a caso, chi soffre di diabete presenta una flora batterica povera di specie che producono il butirrato. E la stessa cosa è stata studiata in modelli animali per quanto riguarda l’obesità.
La disbiosi intestinale, quindi, ovvero la riduzione di batteri protettivi come i Bifidobatteri a favore di specie potenzialmente patogene, potrebbe privare l’organismo di un apporto fondamentale, come quello della produzione di acidi grassi a catena corta.
Ecco perché, ogni qualvolta si verifica uno squilibrio nella flora batterica, occorre intervenire reintegrandola con integratori probiotici o fibre in grado di nutrire le specie protettive, per facilitarne la colonizzazione.
Come ci accorgiamo di queste alterazioni del microbiota?
Spesso sintomi comuni come gonfiore, dolore addominale, alterata regolarità nella defecazione sono campanelli di allarme.
Anche la stessa stitichezza, che può essere causata o favorita da una disbiosi intestinale e certamente può peggiorarla a causa della permanenza prolungata delle feci nell’intestino, richiede una particolare attenzione alla composizione del microbiota e al ripristino del suo equilibrio.
L’uso di un lassativo resta la possibile risposta al sintomo della costipazione ed è un valido aiuto per liberare l’intestino, alleviare i disagi che questo disturbo comporta e, anche, eliminare il problema della stasi fecale che alimenta la disbiosi intestinale.
A questo può aggiungersi una integrazione probiotica e prebiotica che consente di avere un approccio più completo al problema dell’intestino pigro, tenendo conto cioè non solo del sintomo, ma anche di una delle possibili cause, che è l’alterazione del microbiota, con tutte le conseguenze che questo ha sulla salute dell’intestino e di tutto l’organismo.
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