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05/03/2024
La predisposizione alla stipsi nella donna è facilmente spiegabile osservando le modificazioni ormonali cui sono sottoposte durante le varie fasi della vita.
In età fertile, l’arrivo del ciclo mestruale comporta cambiamenti a livello ormonale che influenzano il transito intestinale che risulta più rallentato nella fase luteinica rispetto a quella follicolare.
L’effetto delle mestruazioni, si ripercuote poi anche a livello di sintomatologia digestiva, dolore addominale e flatulenza, che possono aumentare la severità dei sintomi della stipsi.
La gravidanza è un altro importante evento della sfera femminile che incrementa l’incidenza della stipsi. Così come il parto, che a sua volta può contribuire alla comparsa di disturbi che possono alterare il complesso equilibrio che regola a più livelli il processo del transito intestinale: ad esempio il rettocele in conseguenza di più parti naturali, o, in parti travagliati, le alterazioni nella funzione del pavimento pelvico, con ripercussioni a livello dell’intestino.
Il quadro si completa prendendo in considerazione altri fattori tipici della donna che conducono a stipsi, come l’endometriosi e l’ipofunzione della tiroide.
Su piano comportamentale una serie di fattori favoriscono l’insorgere di stipsi cronica: la reticenza nel parlare del disturbo, anche se si tratta del proprio medico di famiglia o del proprio ginecologo, il conseguente ritardo nella diagnosi e la gestione del disturbo con rimedi fai–da–te, con ampio utilizzo di lassativi senza controllo medico; ma anche errati stili di vita come la sedentarietà, le diete squilibrate, ritmi di vita eccessivi, scarsa attenzione alla regolarità, che possono incidere a loro volta sull’equilibro intestinale femminile.
La regolarità intestinale è infatti un meccanismo particolarmente delicato nella donna, spesso influenzato da fattori psicologici che vanno al di là del semplice piano di interdipendenza fra cervello e intestino. Parliamo ad esempio della tendenza a rimandare il momento della defecazione e sopprimere lo stimolo se le condizioni ambientali e igieniche non sono adeguate. Bisogna considerare, inoltre, che la defecazione comporta la sinergia di numerosi muscoli pelvici e addominali, che è un atto non banale che va imparato fin da bambini e che il pavimento pelvico della donna è più debole rispetto a quello maschile. Non a caso in molte pazienti è consigliato un percorso di riabilitazione del pavimento pelvico.
Le conseguenze sulla qualità di vita femminile sono evidenti: crea un disagio costante, un’apprensione crescente sull’aspettativa di riuscita e regolarità dell’evacuazione; può associarsi ad emorroidi e gonfiore; senza considerare che un generale rallentamento della funzione intestinale può sottrarre lucidità, creatività e concentrazione rendendo difficili lo svolgimento delle varie attività quotidiane, sia esse lavorative, di casa o sociali.
Un capitolo a parte merita poi la sfera delle comorbidità uro-ginecologiche legati a stasi fecale.
Un intestino mal funzionante può condizionare in vario modo la funzionalità di organi addominali confinanti e di tutto l’apparato uro-genitale. Partendo proprio dall’osservazione dell’unità funzionale del pavimento pelvico, la stasi fecale, anche al di fuori dello stato di gravidanza, può alterare lo stato fisiologico di altri organi, quali vescica e apparato uro-genitale, favorendo la comparsa di cistiti e vaginiti, ma anche, a livello meccanico, alterando il tono muscolare del pavimento pelvico o causando neuropatia, con la conseguenza di ridurre la capacità di evacuare in maniera efficiente.
Anche la sfera sessuale può essere toccata dalle conseguenze della stasi fecale: può aggravare situazioni pre-esitenti come il dolore pelvico, può generare stati dolorosi come dispareunia, vaginismo e spasmi muscolari, con alterata percezione sensoriale.
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