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04/03/2024
Quando una corretta alimentazione, ricca di fibre e una buona idratazione, unite all’impiego di trattamenti utili a ripristinare l’equilibrio intestinale e facilitare il transito non si rivelano sufficienti, occorre rivolgersi al medico, che seguirà una serie di procedure diagnostiche.
Dopo un’accurata anamnesi, un esame fisico generale e un esame retto-digitale, è possibile avvalersi di una serie di approfondimenti strumentali, che sono a volte necessari per individuare la causa della stipsi cronica.
Per valutare la presenza di una condizione sistemica, favorente la comparsa del “problema stipsi”, come valori bassi della tiroide (ipotiroidismo).
Procedura leggermente invasiva ma fondamentale per ispezionare visivamente l’ano, il retto e il tratto terminale del colon, noto come sigma o colon sigmoide. Grazie ad una sonda flessibile, inserita attraverso l’orifizio anale e munita alla propria estremità di telecamera e fonte luminosa, è possibile visualizzare a monitor lo stato di salute della mucosa che tappezza internamente questi tratti intestinali.
Esame interno del retto e del colon. Grazie a un tubo flessibile dotato di telecamera, la procedura permette di esaminare l’intero colon.
Procedura necessaria per valutare la funzione muscolare dello sfintere anale, consiste nell’inserire nel retto un tubicino flessibile, dotato di un palloncino sulla punta che, al momento opportuno, sarà gonfiato dal medico. L’esame è utile per raccogliere informazioni riguardanti i muscoli che compongono il pavimento pelvico e sul loro coordinamento perché coinvolti direttamente nell’evacuazione.
L’esame viene svolto per valutare la velocità di contrazione muscolare dello sfintere anale, è usato spesso in associazione alla manometria anorettale e misura la quantità di tempo necessario per spingere un palloncino riempito di acqua in precedenza inserito nel retto.
La procedura esamina il modo in cui il cibo si muove attraverso il colon alla ricerca di eventuali blocchi intestinali che potrebbero essere la causa della stipsi. Grazie all’assunzione di capsule contenenti un indicatore radiopaco (marker) e attraverso delle radiografiche svolte nei giorni successivi, verrà osservata la progressione o meno dei marker nell’intestino. Per valutare parti precise del colon, invece, sarà impiegata una speciale capsula contenente delle particelle radiomarcate che saranno rilasciate solo a livello cecale (scintigrafia), in questo modo, grazie ad una sola radiografia svolta dopo qualche ora, si potrà evidenziare l’intero percorso svolto dalle particelle all’interno dell’intestino. Attraverso questa indagine saranno ricercati segni di un’eventuale disfunzione dei muscoli intestinale e sarà valutato il movimento del “cibo” attraverso il colon.
L’esame è utilizzato per individuare eventuali anomalie dell’intestino come un prolasso un rettocele o problemi riguardanti la funzione e il coordinamento dei muscoli intestinali coinvolti nella defecazione. L’esame consiste nell’evacuare una pasta morbida di bario (materiale radiopaco), in precedenza inserita nel retto, mentre si svolge un’indagine radiografica. L’indagine può essere svolta anche attraverso una risonanza magnetica (MRI)
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