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soggettività e pudore:quando il medico è messo da parte

Soggettività e pudore: quando E’ difficile parlare di stipsi

La stipsi è un fenomeno quasi generalizzato, che può condizionare molto la qualità di vita delle persone che ne soffrono, soprattutto le parliamo di stitichezza cronica.

Eppure il 65% delle persone con stipsi cronica arriva dal medico dopo aver sopportato i sintomi per anni e aver provato ogni genere di rimedio.

Sono numeri impressionanti se rapportati agli 8 milioni di italiani che soffrono di disturbi intestinali e ad un altro dato non meno significativo: meno della metà si rivolge al medico per trovare una soluzione.

E questo nonostante si tratti di un problema potenzialmente invalidante, come emerge da un’indagine condotta dalla Società italiana unitaria di colonproctologia (Siucp) su un campione di 130 donne. Nel 96% dei casi la stipsi cronica causa un profondo disagio quotidiano che penalizza il benessere psicofisico della persona, il rapporto con il partner e la vita lavorativa.

La natura soggettiva della patologia

Una spiegazione di questa apparente contraddizione – gravità delle conseguenze della stipsi rispetto ad uno scarso ricorso al parere medico – va cercato forse nella natura soggettiva della stipsi.

Spesso è vissuta più come un fastidio da risolvere che come una vera e propria malattia. La percezione del disturbo risulta di fatto personale, con un’ampia variabilità fra ciò che è normale e ciò che non lo è, secondo parametri del tutto individuali, condizionati dalla storia familiare, o anche da convinzioni sbagliate.

Come nel caso di chi è ossessionato dalla necessità di evacuare tutti i giorni e per questo cerca rimedi erboristici o farmacologici, anche in assenza di una diagnosi di stipsi.

In fondo chi non ha in casa un lassativo? All’occorrenza, cioè quando si crede di averne bisogno, libera l’intestino e restituisce benessere. Peccato che poi diventi un’abitudine con conseguenze tutte da valutare nel lungo periodo.

La soggettività gioca dunque un ruolo importante, insieme al fattore “pudore”, cioè alla difficoltà di parlare di questo disturbo con il proprio medico e persino con i propri familiari.

Cosa fare allora?

  • Non sottovalutare il problema
  • Modificare le proprie abitudini alimentari
  • Migliorare l’idratazione
  • Evitare rimedi fai-da-te
  • Rivolgersi al proprio farmacista di fiducia o al proprio medico

 

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